LIMONOV E PASOLINI

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 "L'atteggiamento che la gente ha nei miei confronti può essere paragonato a quello verso  Pasolini.   Ho letto molti bei libri in francese su  Pasolini  e conosco molto bene la sua opera.  

Secondo me è possibile, con una lieve forzatura, paragonare la mia vita a quella di Pasolini : un uomo-scandalo, una persona di grande talento che veniva accusata continuamente di tutti i peccati possibili, non importa se fossero veri o falsi."

                                                    Eduard Limonov                                                    Intervista con Marco Dinelli - 2005

 

                  TUTTA L'INTERVISTA, QUI :

http://www.tout-sur-limonov.fr/412678053 

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                 LEGGERE QUI :

La pelle della poesia. Limonov racconta Pasolini.

Si tratta di uno scritto di Eduard Limonov su Pasolini ancora inedito in Italia.  (2 novembre 2016)  

 

Estratto dal suo libro, Mostri sacri (ritratti), Ad marginem, Mosca 2003.
Uno degli otto libri scritti in carcere da Eduard Limonov, dal marzo 2001 fino al luglio 2003.

 

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DI LUCA BAGATIN

“Limonov e Pasolini”, questo il titolo del docu-film di Mimmo Calopresti – regista celebre per i suoi film e documentari di carattere sociale – che sarà proiettato oggi 17 maggio alle ore 19.00, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma.

Limonov, celebre scrittore, attivista e rivoluzionario russo, si racconta e lo fa visitando i luoghi simbolo della Roma di Pasolini, nell’ambito del tour di presentazione del suo romanzo autobiografico “Zona industriale”, edito da Sandro Teti, che si tenne esattamente un anno fa.

Eduard Limonov, al secolo Eduard Veniaminovich Savenko è un personaggio che, con Pasolini, ha dei forti punti di contatto. Egli stesso afferma: “Secondo me è possibile, con una lieve forzatura, paragonare la mia vita a quella di Pasolini: un uomo-scandalo, una persona di grande talento che veniva accusata continuamente di tutti i peccati possibili, non importa se fossero veri o falsi”.

Limonov ha sempre dato scandalo o, meglio, “scandalo”. Lo ha fatto nella sua Russia, dissidente da sempre, e in giro per il mondo. Sin dagli Anni ’60/70 quando fu vagabondo e poi maggiordomo di un miliardario di New York; lo ha fatto negli Anni ’80, quando fu scrittore bohémien a Parigi; e lo ha fatto ancora negli Anni ’90, quando fu combattente nella guerra di Transnistria (in sua difesa) e in quella dell’ex Jugoslavia, dalla parte dei serbi. Per poi tornare in Russia e qui fondare il Partito NazionalBolscevico (PNB), assieme al filosofo Aleksandr Dugin e al chitarrista Egor Letov, aggregando i giovani delle periferie russe, delusi dal crollo dell’URSS e dall’avvento del capitalismo assoluto. Aggregando quelle generazioni “perdute”, gli emarginati, i punk, i dissidenti, i libertari, alle quali si rivolgeva anche Pasolini e dando loro una bandiera, contro il consumismo, contro l’omologazione, contro la decadenza liberale.

Congresso di “Altra Russia”. Fra i molti attivisti, al centro, seduto, Eduard Limonov

 

Giovani nazionalboscevichi capaci di occupare – goliardicamente – persino le sedi del Potere e che Anna Politkovskaja difenderà a spada tratta e definirà: “giovani coraggiosi, puliti, gli unici o quasi che permettono di guardare con fiducia all’avvenire morale del Paese”.

Giovani che, ancora oggi, seguono Limonov nel suo partito nazionalbolscevico “Altra Russia”, sorto dopo lo scioglimento del PNB voluto dal governo liberale di Putin. Partito che ancora oggi non viene riconosciuto, dal Potere, come movimento che può presentarsi alle elezioni (l’ultima giustificazione pare sia stata una fantomatica mancanza di documentazione o di firme). Ma composto di attivisti che lottano in Donbass contro l’autoritarismo del governo ucraino e che lottano in patria per una Russia diversa, socialista, e in diverse manifestazioni lo fanno marciando assieme ai comunisti del KPFR e agli attivisti del Fronte di Sinistra.

Limonov, oggi 76 enne, il quale si fece ben due anni di carcere con l’accusa di un inesistente traffico di armi, si definisce un nazionalista moderato, un socialista “dalla linea dura”, un anticapitalista capace di unire i valori della destra patriottica e della sinistra sociale tipici del Socialismo Russo, che è poi il miglior socialismo originario europeo dell’Ottocento: quello del populismo russo del XIX secolo, quello di Pierre Leroux, di Marx, Engels, Bakunin, Proudhon di cui parlano scrittori queli Michéa e De Benoist.

Egli va molto fiero di essere un “dissidente dalla parte dei ribelli e dei deboli” e di aver creato “un partito senza politici di professione. Ma basato sulla Punk Generation” e, dopo ben 25 anni di assenza, ha rivisitato Parigi alcuni giorni fa, al fine di esprimere il suo sostegno alla lotta civile e sociale dei Gilet Gialli.

L’omaggio che Mimmo Calopresti fa a questo grande scrittore e attivista contemporaneo è dunque di inestimabile valore civile, artistico e politico.

Una ventata di aria sana in un’Europa – per citare Limonov medesimo – in “crisi di coscienza” in quanto, egli afferma, “L’Europa sta uccidendo i paesi dissidenti, i diversi paesi, i diversi uomini”.

Pensiamo alla Siria, ma, ancor più, al Venezuela socialista, che questa Europa sanziona e non riconosce.

Anche a Limonov e Pasolini, oltre che a molte altre figure del socialismo e del libertarismo, fra l’altro, saranno dedicati dei capitoli del mio prossimo saggio “Amore e Libertà – Manifesto per la Civiltà dell’Amore”.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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    A OSTIA CON  IL FUOCO IN CORPO

 

Francesca Mastruzzo 

2 novembre 2014

http://www.finzionimagazine.it/news/approfondimento-news/a-ostia-con-il-fuoco-in-corpo/

 

Quando Eduard Limonov si ritrovò a passeggiare su una spiaggia di Ostia, nel novembre del 1974, non avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo qualche mese dopo in quello stesso luogo. *

Era l'anno in cui lo scrittore ucraino aveva ottenuto il permesso di espatrio dall'URSS, e con Elena Schapova, sua moglie di allora, era finito a Roma, come molti transfughi sovietici, ad aspettare di essere smistati negli Stati Uniti. Un destino condiviso da molti. Roma fu per alcuni anni un crocevia di scrittori e artisti russi. Alcuni si incontravano per la prima volta nella Città Eterna, altri erano destinati a incontrarsi di nuovo, di solito a New York. 

A Roma Limonov viveva vicino alla stazione Termini, dove pagava una cifra allora esorbitante per una stanza in un appartamento con altre 13 persone. Ironia del destino, si trovava nella stessa situazione in cui si era costretti a vivere in Unione Sovietica. Le kommunalky, le “case in comune”, erano proprio abitazioni in cui si condivideva forzatamente la vita con almeno una decina di sconosciuti. Poi gli era arrivata l'offerta di una stanza più a buon mercato a Ostia, ed era andato a vederla. L'aveva trovata ripugnante. Deluso, aveva passato il resto della giornata, in attesa del treno, a bighellonare sulla spiaggia con la sua Elena. Ostia gli era sembrata sporca, polverosa, squallida.

Quando l'anno dopo seppe che Pier Paolo Pasolini era stato ucciso lì, stentò a crederci. Ma il punto era esattamente quello, con le reti e il muschio che ci cresceva sopra, l'aveva riconosciuto da alcuni particolari.

A suo tempo, Limonov aveva visto il Vangelo secondo Matteo, ma la folgorazione era avvenuta nel 1981, quando a Parigi aveva assistito a Salò o le 120 giornate di Sodoma, durante una sfortunata proiezione in cui quasi tutto il pubblico della sala aveva abbandonato disgustato il cinema. Da allora aveva cercato di saperne di più. Emigrato, si era imbattuto a Les Alles in un'edizione francese di Ragazzi di vita e l'aveva trovato molto simile al libro che lui stesso aveva appena finito di scrivere: L'adolescente Savenko (Eddy-baby ti amo nell'edizione italiana).  Affamato di letture pasoliniane, era andato in cerca di Teorema.

L'identificazione di Limonov con Pasolini copre più aspetti. Limonov lo definisce “scandaloso”, un diavolo per la destra e un personaggio scomodo anche per la sinistra, che pur se ne serviva. Un uomo per cui “nell'Italia cattolica non c'era posto”. Un uomo per cui l'aderenza di vita e arte era tale da aver trovato la sua fine quasi nello stesso modo di uno dei personaggi da lui inventati in Ragazzi di vita. Limonov lo definisce un genio, anzi, uno degli ultimi geni del Novecento, e vede persino nella sua fisionomia, che paragona a quella del legno bruciato, della pelle che viene conciata dalla lava (Limonov parla di “fuoco dell'Ade”), nelle rughe, nei muscoli tonici pronti a scattare, tutta l'energia dell'artista. 

Della morte del suo eroe ha una visione casuale: un ragazzo di vita, un delinquentello tra tanti, come quelli che Limonov aveva visto a Ostia quella giornata d'inverno, lo aveva ucciso per rubargli la macchina. Tale la fiction, tale la vita. In fondo non era così incredibile che Pasolini trovasse la morte in quel “posto immondo”. Era uno dei tanti luoghi estremi, popolato da personaggi estremi, che aveva ritratto nei suoi film. 

 

Fonte: Eduard Limonov, Cvjaščennye monstry, [Mostri sacri - ritratti] Mosca, Ad Marginem, 2003.